mercoledì 7 settembre 2011

Sotto il vestito niente?

E due, dopo A&F, adesso è la Lacoste a prendere le distanze. 
Anders Behring Breivik, il killer di Oslo è stato diffidato dal marchio del coccodrillo che non vuole un testimonial negativo come lui.
Abercombrie and Fitch qualche settimana fa si è offerta di pagare i concorrenti di Jersey Shore, reality di Mtv, che punta sul trash, per evitare che indossino gli abiti del marchio americano più giovane e trendy. "Pubblicità negativa", sostengono.

Mi torna alla mente un proverbio cinese di ampie vedute che dice: "Quando fai il riso, fai il riso".

Perché nemmeno se ci fosse un costumista che sceglie l'abito per l'attore tamarro, comprandolo, credo che l'azienda possa diffidare qualcuno dall'indossare quell'abito.

Forse è una mia impressione, mi pare che si stia perdendo il senso del limite: nessuna azienda può comprare le mie scelte. Possono indurmi a scegliere le loro magliette, con la pubblicità che impongono ovunque si posi il mio sguardo. Poi però non possono scegliere anche di cancellare questo o quel cliente. Per parafrasare il saggio cinese, "Quando vendi magliette, vendi le magliette".

Anche il killer di Oslo ha diritto a comprarsi una maglietta col coccodrillo, se proprio gli piace. Non è che perché è un pluriomicida adesso gli togliamo anche le mutande.

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